Obiettivi generali
FORMATIVI
1. favorire la socialità e la collaborazione;
2. permettere al ragazzo di manifestare la propria personalità;
3. favorire lo sviluppo delle capacità motorie;
4. sviluppare le capacità cognitive.
EDUCATIVO
Fare calcio non è automaticamente educativo, è l’ambiente che circonda i ragazzi che deve creare i presupposti di una corretta educazione:
1. rispetto di regole, avversari, compagni, arbitro;
2. sviluppare l’attenzione;
3. dare sempre il meglio di sé, non sentirsi mai troppo bravo;
4. saper accettare i propri limiti ed i limiti dei compagni;
5. essere umili, generosi e sempre disponibili.
TECNICO
Compito primario è quello di formare il maggior numero di giocatori di qualità.
L’ATTIVITÀ DI BASE
Di “scuole calcio” in Italia ce ne sono molte, ma troppe sono tali solo di nome in quanto nate con finalità diverse da quelle concepite dalla Federazione Giuoco Calcio (FIGC). Il nostro progetto (programmazione pluriennale) ha come obiettivo principale il favorire lo sviluppo della motricità di base rispettando le diverse capacità fisiologiche/strutturali e psicologiche dei ragazzi in modo da creare i presupposti per un apprendimento efficace della tecnica/tattica calcistica e per una prestazione ottimale:
1. programmazione generale per fasce d’età;
2. programmazione mensile e settimanale;
3. valutazione formativa del lungo periodo;
4. lavoro prevalente sulla qualità degli stimoli;
5. la gestione dei gruppi sarà omogenea, la suddivisione dei gruppi di lavoro seguirà un criterio più possibile flessibile per favorire l’interazione tra tutti;
6. la partecipazione a gare e manifestazioni è garantita a rotazione, fatto salvo eventuali sanzioni e decisioni di competenza dell’Istruttore comunque motivate.
Pertanto svolgere un’attività motoria generale impostata sul gioco consente uno sviluppo globale dell’individuo (che vuole soprattutto divertirsi); il tecnicismo precoce è sconsigliato poiché per apprendere in modo preciso un gesto motorio sono necessarie molte ripetizioni, per cui risulterebbe un lavoro noioso che porterebbe all’abbandono dell’attività.
LA CULTURA DEL RISULTATO
Il risultato della gara ha un significato esagerato ed esasperato. Esso condiziona notevolmente il clima degli incontri, allenamenti o partite che siano. Si dimentica spesso che nei bambini la maturazione completa avviene solo se vengono rispettate le sue “libertà” di fare esperienze, che qualche volta portano anche all’insuccesso.
AGONISMO
E’ un meccanismo che si instaura automaticamente quando c’è una competizione, un gioco, un confronto; esiste e deve esistere a qualsiasi età; ma l’esasperazione dell’agonismo non va bene. L’assenza di agonismo va stimolata con equilibrio dall’Istruttore senza sconfinare negli eccessi e tenendo ben presenti le regole del fair play.
IL TALENTO
Ogni genitore spera o crede di avere un figlio con talento, ma attenzione, si può parlare di talento solo tra i 14-16 anni, quando è terminata la maturazione biologica.
I GENITORI
Il ragazzo che sceglie di impegnarsi nello sport merita il rispetto e la stima dei genitori che devono spronarlo ed incoraggiarlo e fargli capire che lo sport è principalmente divertimento e voglia di stare insieme (per i più piccoli) ed è sacrificio ed insegnamento di vita (per i più grandi); ed in ogni caso fa bene alla salute. Lo sport a questa età non va mai paragonato alle competizioni dei più grandi.
Regole d’oro per il genitore:
1. stimolare ed incoraggiare la pratica sportiva lasciando che la scelta dell’attività sia fatta dal bambino;
2. instaurare un giusto rapporto con l’Allenatore-Istruttore per far sì che al bambino arrivino sempre segnali coerenti dagli adulti di riferimento;
3. lasciare il bambino libero di esprimersi, specialmente in gara non sostituirsi ad esso (è un modo per educarlo all’autonomia);
4. evitare di esprimere giudizi sui suoi compagni, allenatore, dirigenti;
5. evitare rimproveri dopo l’attività, dimostrarsi invece interessati a come vive i vari momenti ed eventualmente evidenziare miglioramenti;
6. aiutarlo a porsi obiettivi realistici ed aspettative adeguate alle sue capacità;
7. il genitore concorre con l’Allenatore a far raggiungere al bambino gli obiettivi educativi;
8. rispetto degli impegni, conciliare la scuola con l’attività sportiva, la cura dei propri indumenti, attenzione all’igiene personale (non scordarsi mai che si è sempre inseriti nella società);
9. far sentire la presenza soprattutto nei momenti di difficoltà (incoraggiare, far vedere gli aspetti positivi, motivare, parlarne con l’allenatore);
10. avere un atteggiamento positivo ed equilibrato in rapporto al risultato; saper perdere è molto più difficile ed importante di saper vincere;
11. rispettare e non infierire sulle scelte dell’Allenatore (può sbagliare anche lui); sta solo cercando di “far crescere” tuo figlio, se ci sono delle informazioni che possono aiutarlo a capire meglio, l’Allenatore sarà disponibile ad ascoltarti, ma se ci sono opinioni diverse preparati a fare uno sforzo volto ad accettare i rispettivi ambiti di intervento: la famiglia per il genitore, lo sport per l’Allenatore.
CONCLUSIONE
E’ evidente che una seria di impostazioni di un settore giovanile articolato come quello dell’A.S.D. Atletico Roma VI fa emergere dei problemi la cui soluzione non è facile per i singoli responsabili (soprattutto gli Allenatori). Sicuramente un’attenta collaborazione di tutti (genitori compresi) aiuterà notevolmente a raggiungere gli obiettivi prefissati ed i risultati programmati.